È ARRIVATO WINTER! I
«Perché ci ritroviamo con un cucciolo di lupo delle nevi pronto a saltarci addosso per farsi coccolare nel nostro cortile, Shael?»
La scout guardò con aria semi-colpevole prima la moglie e poi il lupetto dal manto bianco e soffice che stava saltellando con aria giocherellona attorno alle sue gambe, goffo come ogni cucciolo di quell’età per via delle zampe troppo grosse rispetto al resto del corpo.
«Non venirmi a dire che è stato un caso, tesoro, perché so benissimo che è tutto tranne che un caso. So molto bene quanto Ice ti manchi e che ancora ti rimproveri per ciò che è successo, per non essergli stata vicino come avresti voluto, ma non potevi fare più di quanto tu non abbia fatto per lui. Sono convinta che Ice si sia reso conto che tu gli sei rimasta vicino fino all’ultimo.»
Con dolcezza, abbandonando il tono di finto rimprovero che aveva tenuto fino a quel momento, Dandreal passò una mano sulla spalla di Shael, sfregandola e cercando di infonderle anche con quel semplice gesto l’affetto e il supporto di cui l’altra donna aveva bisogno in quel momento.
«Per la verità si tratta proprio di un caso,» borbottò, anche se con meno convinzione di quanto non volesse, Shael. Chinandosi ad acciuffare la goffa palla di pelo che non si stancava di correrle attorno, continuò: «È comparso dal nulla mentre eri via, infreddolito e affamato e magrissimo. Grazie a quanto mi insegnò Altan, sono stata in grado di curarlo quel tanto che bastava per farlo star meglio, ma pensavo che una volta ritornato in forma se ne sarebbe andato, ritornando al suo branco.»
Fece una smorfia, quando il lupo decise sarebbe stata un’ottima idea leccarle per bene la faccia, ma non lo rimproverò e Dandreal sorrise, suo malgrado, alla scena: sebbene sapesse che Ice fosse stato un lupo adulto e nel fiore degli anni, quando la scout e i suoi compagni lo avevano liberato dalle segrete del castello di Tresendar, e che avesse perso qualsiasi velleità giocosa (se mai ne avesse avuta una) a causa degli esperimenti e delle torture che erano stati compiuti ai suoi danni, nei confronti dell’elfa aveva iniziato a tenere, soprattutto negli ultimi anni, un comportamento molto affettuoso, quasi atipico considerato il soggetto, ma non per questo meno apprezzato.
«E non me ne avresti mai parlato?»
«Ma certo che te ne avrei parlato, non te lo avrei mai tenuto nascosto,» rispose prontamente Shael, portandosi al petto il lupacchiotto, per poterlo coccolare meglio e posizionarlo tatticamente a portata anche dell’altra donna, «è ovvio che te ne avrei parlato. Solo non mi aspettavo decidesse di rimanere.»
Alzando le mani in segno di pace, la chierica si avvicinò un po’ di più alla moglie, punzecchiandola prima di portare, con calma cautela, una mano a portata di tiro del cucciolo, affinché questi potesse annusarla per bene e, così, imparare a conoscerla.
L’animale non mancò di riservarle un trattamento simile a quanto riservato all’elfa, sbavandole prontamente la mano e dandole alcuni colpetti con il muso sotto il mento, chiaro invito a farsi coccolare anche dall’aasimar, che evidentemente aveva subito preso in simpatia.
Shael sorrise: «In questi giorni, nonostante fossi via, deve aver sentito il tuo odore. Sia in casa, sia attorno alla tenuta che addosso a me. Ti ha subito riconosciuta…»
Dandreal sbuffò, scuotendo la testa, mentre grattava sotto il mento il cucciolo: «Sai già come lo vuoi chiamare?»
«No, stavo aspettando te per la verità.»
«Vuoi dirmi che se non mi fosse andato bene tenerlo, lo avresti lasciato andare?» Dandreal la guardò, inarcando appena un sopracciglio a mo’ di rimprovero.
«Certo che no, avrei utilizzato tutte le armi in mio possesso per convincerti a lasciarlo rimanere con noi,» le rispose prontamente Shael, sogghignando, «ovviamente. Mica lo avrei abbandonato a sé stesso…»
«Sei davvero incorreggibile.»
«Lo so,» questa volta il tono dell’elfa era compiaciuto, «allora, tu hai idea di qualche nome da dare a questa palla di pelo?»
«Beh, visto che ‘Ice’ è già stato preso, che ne dici di… Winter?»
«Direi che gli stia alla perfezione!» Shael sorrise e Dandreal non potè fare a meno di sorridere a sua volta. Perdere Ice era stato un brutto colpo per entrambe, ma Shael era stata intrattabile per diverso tempo, nonostante avesse cercato in tutti i modi di non pesare troppo sulla moglie e sugli amici, che di tanto in tanto capitava di incontrare, a Neverwinter o altrove.
I due fratelli di Shael, entrambi rimasti a Evermet dopo che i Five Protectors erano riusciti a risolvere le scomode faccende relative a Nakeas e al casato Silentlight, non avevano perso tempo a offrirsi di correre il rischio della traversata per essere di supporto alla sorella (che, nonostante il suo essere ripartita da Evermet, era ufficialmente il capo della loro casata), ma Shael era riuscita a farli desistere, sostenendo che ci fossero questioni più importanti. I due elfi, però, non avevano mancato di far sentire il proprio supporto, al punto che, giusto qualche giorno prima che Dandreal partisse per un villaggio vicino, un messaggero aveva portato alla scout alcuni oggetti di chiara fattura elfica, realizzati proprio dal fratello, tra cui un medaglione incantato in argento con un’incisione a forma di lupo, che assomigliava terribilmente proprio ad Ice.
«Vieni, andiamo dentro,» disse Dandreal, «che io ho bisogno di riposarmi. E non credere che ora che c’è Winter,» aggiunse con un sorriso giocherellone in volto, «io non pretenda di avere la mia dose di attenzioni da parte tua, eh?»
Seguendola a un passo di distanza, sempre con Winter in braccio, Shael non si fece perdere l’occasione per rimproverarla a sua volta: «Avrai tutte le mie attenzioni, come sempre. Ma sono contenta che ci sia anche Winter con noi, ora.»
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