GUARDARE AL PASSATO: ATTO PRIMO (T)

«Shael, tesoro, dove sei? Sono a casa!»

Dandreal era finalmente ritornata dopo quasi un mese passato in un villaggio poco lontano da dove abitava con la moglie, un’Elfa appartenente a un’importante casata di Evermeet; al Lupo Bianco, di nome Ice, che seguiva come un’ombra Shael; e l’elefantino alato che, invece, aveva deciso di accompagnarsi all’Aasimar dal suo viaggio nell’Avernus.

La casa in cui le due donne avevano deciso di trasferirsi si trovava poco distante dall’immensa Foresta di Neverwinter, verso Nord, e l’Aasimar era una delle poche curatrici davvero competenti della regione, il che la portava, più volte che non, a essere in viaggio. Shael accettava sempre senza lamentarsi le lunghe assenze della compagna, ben sapendo quanto fosse importante per la donna aiutare gli altri, ma era palese che non le facesse sempre piacere, sentendosi di tanto in tanto messa da parte.
Anche Dandreal non apprezzava particolarmente lo stare, per così tanto tempo, lontana dalla moglie, tant’è che stava seriamente meditando in che modo rivalutare le richieste che le pervenivano, a cosa dare priorità e cosa decidere di rifiutare. Non si era sposata e poi stabilita in quella casa solo per non vedere quasi mai la moglie e passare poco tempo con lei. Tuttavia, Shael l'aveva accompagnata volentieri nei suoi viaggi, limitatamente a quanto le venisse permesso da cicatrici o vecchie ferite mal guarite e dai lavori che doveva fare come ladra scout.

La chierica non si sorprese di veder sbucare, apparentemente dal nulla, la scout: l’Elfa era ancora molto abile nel suo mestiere, sebbene gli acciacchi iniziassero a pesare, e comunque, giusto qualche minuto prima, la donna si era fatta sentire di proposito dalla moglie, come faceva ogni volta che l’Aasimar rientrava da uno dei suoi viaggi in solitaria.
Shael aveva lasciato il lungo arco elfico e la faretra piena di frecce nell’armeria, limitandosi ad andare in giro con una spada lunga, anch’essa di elegante fattura elfica, sospesa al fianco sinistro, equilibrata dall’altro lato da un coltello da caccia; alcuni pugnali, più adatti a essere lanciati che al combattimento corpo a corpo, erano nascosti in varie parti della sua persona, pronti all’uso in caso di necessità.

Non aspettando che Dandreal le si avvicinasse, l’Elfa le andò in contro con passo ora felpato e fluido, stringendola poi a sé, con un sorriso pieno di sollievo e gratitudine, quando l’Aasimar lasciò a terra il proprio bagaglio per abbracciarla a sua volta. La separazione era stata davvero lunga e dolorosa, in quell’occasione, ed entrambe l’avevano patita particolarmente.
«Mi sei mancata,» le sussurrò tra i capelli la ladra, mentre, finalmente, parte della tensione che l’aveva accompagnata negli ultimi giorni si scioglieva come neve al sole. Dandreal aumentò la propria presa sull’Elfa, ben felice di essere tornata a casa e di essere nuovamente tra le braccia della moglie. Con il volto affondando nel suo petto, ben cosciente che Shael l’avrebbe comunque sentita, le sussurrò in risposta: «Tesoro… anche tu mi sei mancata. Non sai quanto.»

Quando si sciolsero dall’abbraccio, Shael la guardò negli occhi, sorridendo intimamente: «Bentornata a casa.»
Con nonchalance, la scout si allungò a prendere il bagaglio da viaggio della chierica, lasciandole saggiamente prendere la borsa contenente le varie ampolle, fasciature, erbe e medicinali, perfettamente cosciente di come la chierica fosse un po’ possessiva in merito. Mano nella mano, si diressero verso l’ingresso della casa, all’apparenza un rifugio di montagna che, una volta entrati, sorprendeva sempre per il gusto semplice e, allo stesso tempo, raffinato con cui gli ambienti erano stati organizzati e decorati.

*

«Come è andato il viaggio?»
Le due donne stavano mangiando, sedute attorno al piccolo tavolo rotondo che avevano deciso di mettere nella cucina quando avevano iniziato a progettare la casa.
Mentre l’Aasimar era andata a farsi un bagno ristoratore, con l’idea di togliersi di dosso la sporcizia accumulata durante il viaggio e sciogliere gli ultimi nodi di tensione ancora presenti, Shael si era impegnata a preparare la cena per entrambe, apparecchiando la tavola con cura, in maniera tale da fare una piccola sorpresa alla moglie.

Il sorriso pieno di riconoscenza che le aveva rivolto la chierica, una volta arrivata in cucina avvolta in abiti puliti che ne delineavano elegantemente le forme, era stata la migliore gratifica che l’Elfa avrebbe potuto ricevere o richiedere all’altra donna, che prima di mettersi a tavola non aveva perso l’occasione per stringersi nuovamente alla ladra - a indicare, ancora una volta, il fastidio che la chierica doveva aver provato a rimanere così a lungo lontano dalla scout.

«Il viaggio… stranamente riposante, tutto considerato,» le sorrise Dandreal, con un’espressione davvero esausta sul volto, «non vedevo l’ora di tornare a casa, onestamente. Riuscire a debellare quella febbre è stato estenuante, sembrava non volersene più andare e ho davvero temuto che arrivasse a prendere anche me.» Scosse la testa, visibilmente stanca, continuando a mangiare la zuppa di carne che la moglie le aveva messo davanti dopo che l’aveva liberata dalla sua morsa stritolatrice - sorprendente, considerando quanto fosse apparentemente minuta la chierica.
Shael la guardò con apprensione, pur cercando di non farla trapelare troppo: «Non dovresti essere così severa con te stessa, tesoro. Hanno chiamato te per un motivo… e il motivo è che sei la migliore in quello che fai. Non ho mai pensato che non riuscissi a risolvere il problema, indipendentemente dal tempo che avresti impiegato nel farlo.»

L’Aasimar le coprì la mano con una delle sue, ma prima che potesse parlare Shael la anticipò: «Non pensarci nemmeno. Il fatto che a me non piaccia essere lontana da te per troppo tempo non vuol dire che tu debba smettere di andare dove la tua presenza è necessaria, okay?»
«Shael… grazie,» le rispose, con semplicità, l’altra donna, «ma sono davvero stufa e stanca di stare via per così tanto tempo, lontana. E lo so che sei disponibile a venire con me, tesoro, lo so. Ma è un discorso che abbiamo già fatto, non voglio metterti in pericolo… ma nemmeno desidero più allontanarmi per così tanto tempo.»
Dandreal era diventata parecchio protettiva nei confronti della moglie, in particolar modo dopo quanto successo con il cugino dell’Elfa e le conseguenze che, ancora a distanza di tempo, pesavano su entrambe le donne. Shael non gliene faceva una colpa, sapeva quanto la chierica si impegnasse per non essere troppo soffocante, ma in alcune situazioni era più forte di lei. Come accaduto proprio in quell’ultima occasione.

«So che è un discorso già fatto, tesoro,» le rispose con un sospiro l’Elfa, «e so anche benissimo che fai del tuo meglio. Ed è uno dei motivi per cui ti amo così tanto. Ma non devi fartene una colpa.» Sospirò nuovamente, posando il cucchiaio di legno che stava usando per mangiare la sua zuppa e appoggiando l’avambraccio sul tavolo.
«Senti, io capisco cosa ti porta a proteggermi,» continuò, alzando lo sguardo verso la donna, «ma potremmo davvero muoverci assieme, per le prossime volte. Faremo in modo che non mi succeda niente,» si affrettò ad aggiungere, «e che anche tu possa stare serena, sapendo di avermi vicina. Sono sicura che ad Ice faccia piacere muoversi più di quanto non abbia fatto ultimamente e anche a me farebbe comodo muovermi un po’ più di quanto io non stia facendo ultimamente. Ma,» finì, «ne riparleremo meglio quando ti sarai riposata, d’accordo?»

La chierica annuì, di malavoglia e in parte un po’ esasperata, e Shael aggiunse: «Se hai finito di mangiare, vai di là a rilassarti un po’, okay? Qua sistemo io, ti raggiungo appena ho finito.» «No, dai,» rifiutò categoricamente Dandreal, «almeno lasciati aiutare. Che questa sera hai fatto tutto tu…» Shael, che aveva iniziato ad alzarsi per sparecchiare la tavola e pulire le stoviglie, si sporse verso di lei per darle un bacio, inizialmente pensato semplicemente per interromperla, ma ben presto trasformatosi in qualcosa di molto più intimo e profondo. Quando finalmente si staccarono e riuscirono a prendere fiato, l’Elfa fu piuttosto decisa nel dirle che, se voleva, poteva anche restare a tenerle compagnia, ma non si doveva azzardare a fare nient’altro che quello: tenerle compagnia. Al resto, ci avrebbe pensato lei.

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