[RECENSIONE] "Annales Arcanorum" di Federico Galdi

Annales Arcanorum. Monacum 1888 è il quinto libro dell’autore genovese Federico Galdi (che vanta, all’attivo, quattro romanzi, tra cui la trilogia Frontiera – Nytrya, Bandlòr, Khaemir – e Tramonto a Oriente, ai quali aggiunge un racconto inserito nella raccolta Ramen Fantasy, tutti pubblicati da Plesio Editore), uscito in occasione del Salone del Libro di Torino 2023.

Monaco di Baviera, 1888. Una serie di omicidi rituali ha sconvolto la zona, costringendo il governo bavarese e l’Impero Tedesco a convocare Michael, il Folle, e Lea, la Giustizia, due Cacciatori dell’Ordine degli Arcani, che da secoli controlla i Culti del Sangue e della Bestia. Ma la delicata situazione della Baviera richiede qualcosa in più della diplomazia e dell’abilità per essere risolta. Sarà necessario infiltrare una spia nelle sette locali.

La realizzazione del romanzo si basa su due elementi principali: avvenimenti storici realmente accaduti a Monaco di Baviera nel 1888, reimmaginati per poterli incastonare all’interno di un contesto completamente spiazzante, fantastico, nel quale Licantropi e Vampiri costituiscono due sette religiose tenute a bada dall’Ordine degli Arcani e dagli Accordi di Chatillon del 1818. Il secondo elemento è, per l’appunto, l’elemento fantasy, che vede la ripresa di due creature piuttosto conosciute del nostro folklore (licantropi e vampiri) in una salsa totalmente inaspettata, alle quali si contrappongono niente meno che gli Arcani.

Sì, avete letto bene: c’è anche una componente, anche importante, di Tarocchi, in questo libro. I protagonisti, Michael e Lea Bloch, fanno parte dell’Ordine degli Arcani, prendendo i nomi, rispettivamente, del Folle e della Giustizia; il terzo protagonista, un anarchico un tempo militante tra le fila dei garibaldini durante la spedizione dei Mille, sarà prima una spia dei due Arcani Maggiori, per poi ritrovarsi suo malgrado a far parte dell’Ordine.

Nonostante si diano per scontate alcune conoscenze relative ai fatti accaduti prima del 1888 in Baviera – e non solo – e ricordandosi che il romanzo non è un saggio storico, ma un fantasy in salsa storica, il tutto riesce ad amalgamarsi piuttosto bene e avere un sapore innovativo che permette di godersi creature vecchie come il mondo; l’autore trae molto spunto da diverse leggende europee, inserendo per esempio Camelot – di chiara matrice arturiana – e giocando con alcuni personaggi dal passato misterioso.

All’occhio saltano anche i nomi di alcuni dei personaggi – fateci caso – e i titoli dati ai diversi capitoli, che riprendono le carte inserite all’interno dei Tarocchi (nel romanzo, una delle Reliquie in possesso dei protagonisti è il mazzo di Tarocchi di Teofilo, posseduto dal Folle, l’unico mazzo a poter prevedere realisticamente il futuro). Lasciando al lettore il gusto di godersi il romanzo e scoprire gli eventuali spoiler, il libro si merita quattro stelle su cinque: la scrittura è veloce, facilmente digeribile e il romanzo è scorrevole, si legge bene, senza appesantimenti eccessivi. Promosso.

Commenti