[RECENSIONE] "Do No Harm" di Karen Miller
📚QUARTA DI COPERTINA📚
Il Comando Stargate è in crisi: troppe squadre ferite, troppi morti. La tensione è alta e, con la sempre più forte pressione di dover fornire risultati tangibili a Washington, il Generale Hammond è costretto a chiamare una delle squadre d’assalto del Pentagono per tappare i buchi tra le fila delle squadre Stargate.
Ma questo aiuto ha un prezzo. Quando il capo della squadra, il Colonnello Dave Dixon, arriva al Comando Stargate, porta con sé lealtà che si intrecciano pericolosamente con un passato che il Colonnello Jack O’Neill, braccio destro di Hammond e leader dell’SG-1, preferirebbe dimenticare. Assegnato come osservatore all’SG-1, l’ostilità tra i due uomini si inasprisce mentre la missione della squadra, fondamentale per assicurarsi lucrosi diritti minerari, si trasforma in un incubo.
Solo la Dottoressa Janet Fraiser può sperare di salvare le vite dell’SG-1, sempre che Dave Dixon e Jack O’Neill non si uccidano a vicenda…
👀OPINIONE PERSONALE👀
La storia è ambientata un anno dopo l’episodio televisivo A Matter of Time, durante il quale il Colonnello Frank Cromwell, una volta grande amico di Jack O’Neill, perse la vita in seguito a un’altra crisi scoppiata all’interno del Comando Stargate.
L'autrice Karen Miller fa un buon lavoro nel descrivere e presentare le vicende che saranno protagoniste del libro, nonostante io abbia forse qualche perplessità sulla gestione dei personaggi e sul PDV degli stessi, in particolar modo di Jack O’Neill, Daniel Jackson e Dave Dixon. Questo perché, a mio avviso, i personaggi suddetti sono forse un po’ troppo esasperati, soprattutto considerando le interrelazioni tra Dixon e O’Neill e Jackson e O’Neill.
Il comandante dell’SG-1 viene presentato sotto la sua luce più negativa, per il suo modo di relazionarsi in particolar modo con Jackson, l’unico civile della squadra e archeologo appassionato del proprio lavoro, senza mai avere possibilità di svolgerlo davvero per via delle missioni sempre piuttosto al limite del pericoloso in cui si ritrova spesso con i colleghi; e per il suo modo di affrontare le perdite che più lo hanno colpito sul personale, come nel caso della morte di Cromwell e, ancor prima, per quella del figlio Charlie, di cui si riterrà sempre colpevole.
L’immagine che, secondo me, viene rimandata in questo romanzo è quella di una persona peggiore di quanto non sia in realtà: i continui ‘scontri’ che vengono mostrati sia con Jackson che con Dixon, anche lui grande amico di Cromwell, in cerca di qualche risposta proprio da O’Neill, sembrano mettere in una luce peggiore di quanto in realtà non si debba il personaggio di O’Neill. Per carità: sicuramente O’Neill non è uno stinco di santo, ma l’esasperazione risulta essere comunque eccessiva, almeno a mio avviso, anche in relazione al fatto che, a fine libro, la situazione di tensione creata in relazione allo scottante tema ‘Frank Cromwell’ non viene apparentemente risolta.
Detto questo, la storia scorre piuttosto bene, è ben scritta ed è assolutamente plausibile, oltre a permettere l’introduzione, almeno da un punto di vista letterario, di un personaggio, quello di Dave Dixon, che durante le stagioni di SG-1 effettivamente comparirà, in quanto diverrà tema leader dell’SG-13, intervenendo anche in diverse occasioni a supporto dell’SG-1. Nel complesso, quindi, le vicende sono state ben presentate e ben scritte, nonostante il libro, a differenza di altri titoli, non assuma una struttura ‘episodistica’, come nel caso di Brimstone, di cui si è recentemente parlato in un’altra recensione.
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