La Ruota del Tempo gira e le Epoche si susseguono, lasciando ricordi che divengono leggenda; la leggenda sbiadisce nel mito, ma anche il mito è ormai dimenticato, quando ritorna l’Epoca che lo vede nascere. La Ruota del Tempo (The Wheel of Time) è una serie TV di genere fantasy prodotta da Amazon Studios e dalla Sony Pictures Television, mandata in onda sulla piattaforma di Prime Video a partire dal 19 novembre 2021. Le vicende sono basate sulla serie omonima, di ben quattordici romanzi, scritta in concerto da Robert Jordan e Brandon Sanderson, il quale ha concluso il ciclo sulla base degli appunti di Jordan in seguito alla precoce morte di quest’ultimo.
Venerdì 19 novembre 2021 sono state rese disponibili su
Amazon Prime Video le prime tre di otto puntate, all’interno delle quali le vicende narrate fanno riferimento ai primi capitoli del romanzo d’avvio della serie, intitolato
L’occhio del mondo (la cui prima edizione americana è del gennaio 1990, mentre quella italiana del novembre 1992).
Puntate dai ritmi serrati e ben organizzati, nonostante la serie dichiari fin da subito di basarsi – e non di essere tratta – dai romanzi, quanto mostrato sul piccolo schermo rispecchia con una precisione e fedeltà quasi perfette quanto narrato da Jordan all’interno dei passi iniziali del primo volume della saga: due cavalieri misteriosi, una Aes Sedai accompagnata dal proprio Custode, arrivano a Emond’s Field, villaggio collocato nella regione dei Fiumi Gemelli, nel regno dell’Andor. La loro missione è quella di trovare il Drago Rinato e prepararlo per lo scontro finale tra Luce e Oscurità.
Prima di proseguire, una (breve) parentesi. Immagino che tra coloro che leggeranno questa recensione, vi sia qualche lettore senza la benché minima idea dei romanzi, chiedendosi quindi se io stia parlando o meno arabo. Immagino anche che vi chiediate chi e cosa sia una Aes Sedai, che funzione svolgano i Custodi e perché vi sia un Drago Rinato. Facciamo, perciò, un piccolo passo indietro e vediamo alcuni aspetti.
Le
Aes Sedai sono donne che possono canalizzare il cosiddetto
Unico Potere dopo un periodo di addestramento presso la
Torre Bianca di Tar Valon, dopo il quale sono riuscite a guadagnare sia l’anello che lo scialle caratterizzanti il proprio status, venendo legate dai
Tre Giuramenti. A seconda delle proprie caratteristiche e delle proprie inclinazioni, ogni nuova Aes Sedai decide in quale gruppo –
Ajah – entrare per mettere meglio al servizio dell’intera organizzazione sé stessa e le proprie abilità.
I
Custodi sono persone, tradizionalmente di sesso maschile, legate da un’Aes Sedai attraverso l’uso dell’Unico Potere per diventare a tutti gli effetti le loro guardie del corpo, i loro protettori, ottenendone in cambio diversi privilegi, tra cui una resistenza maggiore alle ferite, una guarigione più rapida e la percezione delle Creature dell’Ombra a miglia di distanza.
Il Drago è il titolo per il campione della Luce contro l’Oscuro, ed è sempre la reincarnazione di una singola anima particolare, motivo per cui si parla sempre di Drago Rinato.
Propongo un ulteriore (e altrettanto breve) approfondimento in merito alle Ajah: si tratta di sette diversi gruppi di Aes Sedai presenti all’interno della serie di romanzi, distinti per colore – Azzurra, Verde, Gialla, Rossa, Bianca, Grigia e Marrone; ogni Ajah ha uno scopo proprio e delle regole da seguire, governata da un proprio leader specifico, che a seconda del gruppo di riferimento assume un titolo diverso. Tutte le Aes Sedai rispondono all’Amyrlin Seat, l’Aes Sedai a capo di tutta l’organizzazione della Torre Bianca.
Ritorniamo, ora, alla recensione. Nonostante qualche piccola differenza rispetto al romanzo, ho particolarmente apprezzato queste prime puntate (edit: più in generale, anche la serie nel suo complesso): gli attori scelti sono perfetti per il ruolo interpretato, in particolare la scelta di Rosamund Pike per il personaggio di Lady Moiraine Damodred, forse tra i protagonisti più importanti della mastodontica saga. Altrettanto azzeccato, a mio avviso, il casting per Tom Merrilin, menestrello girovago che aiuterà spesso i protagonisti – soprattutto Mat Cauthon – durante le vicende dipanatesi sui quattordici libri.
Ma perché leggere e seguire sia la serie letteraria che televisiva? Concentriamoci un attimo sulla
saga letteraria e sul suo autore,
Robert Jordan, morto nel 2007 dopo che i medici gli diagnosticarono nel marzo 2006 una forma di amiloidosi cardiaca.
Robert Jordan, all’anagrafe James Oliver Rigney Jr., nacque a Charleston nel 1948; dopo essersi diplomato iniziò la sua carriera nell’esercito, ottenendo tre medaglie al valore. Fu solo all’inizio degli anni Ottanta che iniziò a scrivere e pubblicare romanzi di genere fantasy, riprendendo il personaggio di Conan il Barbaro, dedicandovi un intero ciclo narrativo.
All’inizio degli anni Novanta, invece, mise mano alla prima stesura de L’occhio del mondo, primo volume dell’epico ciclo de La Ruota del Tempo, saga fantasy piuttosto imponente in quanto ognuno dei volumi che la compongono raggiunge agilmente le 800 pagine.
La saga venne conclusa postuma, grazie all’intervento di Brandon Sanderson, in quanto a Jordan venne diagnosticato, nel 2006, una forma di amiloidosi cardiaca, della quale morì a settembre dell’anno successivo. Grazie all’immane mole di appunti lasciata, Sanderson riuscì a completare l’epopea di Jordan, rimanendo il più coerente possibile con l’autore originale, fornendo l’epica conclusione che la serie meritava.
La mitopoiesi sottesa al ciclo de La Ruota del Tempo è qualcosa di immane e spettacolare nella sua complessità e nella maestria, da parte dell’autore e di chi concluse il lavoro per lui, di riuscire a tirare tutte le fila delle vicende, rimanendo sempre coerente con le idee alla base del mastodontico progetto.
Ecco perché non posso che consigliare caldamente la visione della serie e anche la lettura dei romanzi, assolutamente imperdibili per chi ama il genere fantasy. Non ve ne pentirete, in un caso e nell’altro.
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