Tramonto a Oriente è un romanzo fantasy, a tinte orientali, scritto dall’autore italiano Federico Galdi e pubblicato da Plesio Editore, uscito in occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino del 2019.
📚QUARTA DI COPERTINA📚
Minako, discendente della nobile famiglia Fa, si è ritirata in monastero, dove spera di poter dimenticare il passato, ma lì verrà raggiunta dal fratello Shuǐlóng, poiché entrambi convocati nella capitale delle Tre Province. Sono passati più di 2000 anni da quando l’Imperatore di Giada ha sottomesso i draghi tramite l’Incanto, potente incantesimo che ne determina ancora oggi la sottomissione, ma la ragazza è chiamata a impossessarsene. Riuscirà a mettere da parte l’orgoglio e obbedire agli ordini dello shōgun?
👀OPINIONE PERSONALE👀
Siamo di fronte a un epic fantasy di stampo orientale ambientato nel mondo di Wa, rivisitazione in chiave fantastica del Giappone di età medievale; sin dalle prime pagine, si nota come i personaggi delineati dall’autore rispecchino appieno il senso del dovere tipico della cultura nipponica, con Shuǐlóng, Minako, Tarou e Naito che lo manifestano quasi alla perfezione, ognuno a modo proprio.
Dal folklore giapponese, inoltre, vengono ripresi gli yōkai, demoni umanoidi con fattezze animali di cui in Giappone si è sempre avuta molta paura, che in TAO vengono trattati come dei fuori casta, degli intoccabili tenuti ai margini della società umana.
Le vicende narrate sono ambientate più di 2500 anni dopo la lotta che ha visto contrapporsi la razza umana a quella dei draghi, specie animale di acuta intelligenza soggiogata dagli umani a seguito del lancio dell’Incanto, potente sortilegio creato dall’Imperatore di Giada; a seguito di questi avvenimenti, i draghi sono stati soggiogati e sono diventati un prestigioso status symbol per la casta dei samurai.
La trama segue le vicende di Fa Minako e della sua famiglia, in particolare quelle del fratello Fa Shuǐlóng, daymiō di Sonomi al servizio di Koreyasu, shōgun delle Tre Provincie (Centro, Est e Sud): convocati nella capitale delle Tre Provincie, dovranno fare i conti con lo shōgun e la sua pressante richiesta di impossessarsi dell’Incanto.
Da estranea quale sono della cultura nipponica, non posso dire se quanto preso come spunto sia filologicamente corretto oppure no: a fine libro, tra le pagine 226 e 228 della versione cartacea, sono presenti le note di lavorazione e i ringraziamenti, dove è possibile verificare le fonti usate dall’autore nel tentativo di creare un mondo che, pur fantastico e non esistente, rispecchiasse il più possibile il Giappone a cui si è ispirato.
Sempre in coda al romanzo è presente anche un glossario che permette, a chi come me non saprebbe dove sbattere la testa, di avere qualche definizione e delucidazione riguardo ai termini impiegati all’interno del libro, in alcuni casi con un doppio riferimento: al significato originale e a quello che viene dato ai fini dell’economia del racconto.
Il libro viene organizzato presentandoci tre punti di vista narranti: il primo è quello della protagonista indiscussa, Fa Minako, il cui personaggio è quello che viene approfondito maggiormente (e per buone ragioni) all’interno del volume; abbiamo poi quello del fratello, Fa Shuǐlóng, padre di famiglia, servitore dello shōgun; abbiamo, infine, il punto di vista di Naito, personaggio misterioso e con la battuta sempre pronta, anche lui personaggio chiave della vicenda.
Dello stesso autore è stata pubblicata tra il 2012 e il 2017, sempre con Plesio Editore, la trilogia Frontiera, che ho avuto il piacere di leggere; differenze sostanziali tra i quattro libri sono presenti e alla luce del sole, in particolare facendo un confronto tra il primo volume della suddetta trilogia (Nytrya, 2012) il cui stile risulta ancora acerbo, privo di quella maturità che è già possibile riscontrare in Khaemir (2017) e che in TAO vede ulteriori frutti.
Tramonto a Oriente guadagna quattro stelle su cinque, nella speranza che anche in futuro l’autore non deluda i propri lettori e continui, con il suo unico stile ironico, a non scontentare il suo seguito, senza fermarsi mai di migliorarsi.
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