[RECENSIONE] LA ROSA BIANCA - B. POSCOLIERI E N. PLOTEGHER
📚DALLA QUARTA DI COPERTINA📚
Da quando è morta Myrien le azioni di Kilian, capitano pirata, sembrano guidate dalla follia. Segue rotte misteriose e si lancia in avventure pericolose che mettono sempre più a rischio i suoi uomini, fino quando non perde la fiducia dell’equipaggio. L’ammutinamento segna la fine dei suoi giorni da capitano, ma forse la Rosa Bianca li ha già portati dove voleva: in un altro mondo, all’inizio di una nuova avventura per ricondurre a casa la sua amata.
👀OPINIONE PERSONALE👀
Quando lessi questo romanzo, ormai qualche anno fa, mi ci approcciai con molta curiosità , soprattutto considerando come contemplasse diversi elementi piuttosto interessanti al proprio interno, non da ultimo (anzi, proprio il primo per importanza) il fatto di avere come protagonista una ciurma di pirati, quella della Rosa Bianca.
Il romanzo si apre su una scena piuttosto singolare: il Capitano del vascello pirata, Kilian, ci viene presentato durante l’atto della sua esecuzione da parte dell’equipaggio, che gli si è ribellato senza apparente motivo e che ha già nominato il suo sostituto al comando, nella figura di Veith, precedente Primo Ufficiale e amico di vecchia data del pirata.
Per i primi due terzi del romanzo vediamo un alternarsi di presente e passato, quest’ultimo presentato attraverso la lettura del diario di Kilian da parte di Veith e di altri due membri dell’equipaggio, il che ci permette di comprendere cosa abbia spinto gli uomini della Rosa Bianca a rivoltarsi contro l’uomo nelle mani del quale avevano da sempre riposto la propria massima fiducia. Si delinea, in questa maniera, il mirabolante viaggio percorso dall’imponente vascello pirata, che si ritrova catapultato in un altro mondo pieno di magia, con regole sconosciute e pericoli dietro a ogni angolo e a loro totalmente sconosciuto.
Nell’ultimo terzo, le fila delle vicende si ricongiungono, presentandoci un Kilian scampato alla morte che si ricongiunge al proprio equipaggio per portare a termine la missione prefissatasi: andare nell’Ade per salvare la donna amata, Myrien, strappatagli troppo presto. Il richiamo al mito di Orfeo è importante, soprattutto nella descrizione del regno dei morti da parte delle due autrici.
Come ho avuto modo di accennare all’inizio, si tratta di un romanzo con elementi molto interessanti al proprio interno. L’idea che esistano dei portali magici che colleghino più mondi, anche privi di magia, permette virtualmente la possibilità di un infinito numero di realtà e luoghi da esplorare e da visitare, con sempre nuove cose da scoprire e la soddisfazione di un’insaziabile fame di sapere e conoscenza. Permette, inoltre e virtualmente, la scrittura di più storie, non necessariamente collegate tra loro, all'interno della stessa ambientazione.
Il fatto che ci siano dei pirati è ancor più divertente, soprattutto considerato il mondo, così diverso dal loro, in cui vanno a ritrovarsi: Kreitos, infatti, oltre a essere caratterizzato dalla magia è anche contraddistinto dal fatto che la pirateria è un fenomeno praticamente sconosciuto. A tutti gli effetti, quindi, i protagonisti si ritrovano a essere una vera e propria unicità , se non proprio rarità , che desta stupore quanto il mondo in cui si trovano sorprende loro.
Ho trovato geniale il fatto di presentare i flashback per tramite del diario di Kilian: ci permette di vedere il tutto dal suo punto di vista, condividendo i suoi timori e le sue sofferenze, le sue speranze e le sue decisioni, ma anche i suoi dubbi e cosa lo spinga ad agire in una data maniera. Il fatto che ci siano più punti di vista non complica affatto la lettura, anche grazie alla tipologia di scrittura impiegata, che risulta essere piuttosto fluente e ‘semplice’, senza complicazioni inutili.
Nel complesso, il romanzo è ben più che promosso: nonostante sia un autoconclusivo, non vedo l’ora di legge altre avventure ambientate nello stesso universo narrativo.
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