[RECENSIONE] "RISING" DI SALLY MALCOLM

Rising è la novelizzazione dell'episodio pilota della prima stagione di Stargate: Atlantis, che debuttò sul piccolo schermo il 16 luglio 2004. Scritta da Sally Malcolm, il romanzo viene pubblicato dalla Fandemonium nel dicembre 2005 in edizione cartacea e nel dicembre 2011 in quella digitale. Entrambe le versioni includono aggiunte ed elementi non mostrati all’interno della puntata (della durata di 90 minuti).

 📚DALLA QUARTA DI COPERTINA📚

In seguito alla scoperta di un Avamposto degli Antichi sepolto in profondità nella calotta glaciale antartica, il Comando Stargate invia una nuova squadra di esploratori attraverso lo Stargate fino alla lontana Galassia di Pegaso.

Emergendo in una città degli Antichi, abbandonata da millenni, alcuni esperti della spedizione confermano rapidamente di aver trovato la città perduta di Atlantide. Tuttavia, la città, sommersa sotto il mare su un pianeta extraterrestre, è in pericolo di inondazioni catastrofiche a meno che non venga riportata in superficie, poiché lo scudo che l'ha protetta finora sta velocemente cedendo.  Le cose vanno di male in peggio quando la squadra deve affrontare un nuovo nemico chiamato Wraith, che è determinato a distruggere Atlantide.

👀OPINIONE PERSONALE👀

Inizio col dire che ho apprezzato molto avere avuto la possibilità di leggere il libro dopo aver visto la serie TV, in quanto mi ha permesso di approfondire ulteriormente la storia raccontata. Sono chiaramente presenti delle differenze tra lo script dell’episodio televisivo e quanto viene presentato all’interno del romanzo, dove troviamo alcuni elementi aggiuntivi che probabilmente per esigenze televisive (il minutaggio di ogni singola puntata doveva essere rigorosamente di 42 minuti, come prevedevano gli standard commerciali dell’epoca) non poterono essere inseriti.

Ho trovato particolarmente interessanti le meccaniche di interazione tra i vari personaggi. Descritte molto bene dall’autrice, rispecchiano quanto visto nella puntata, fornendo anche approfondimenti da un punto di vista "psicologico" che l'episodio non avrebbe potuto offrire. Vengono spiegati anche determinati comportamenti dei personaggi e si comprende come questi influiranno sulle loro relazioni interpersonali; in particolare mi ha interessato il personaggio del Colonnello Sumner (il quale, venendo ucciso dalla Guardiana Wraith, non comparirà chiaramente più nel corso della serie). Militare tutto d’un pezzo, avverso a chiunque non sia in grado di rispettare la catena di comando (molto simile, quindi, al Jack O’Neill del film del 1994), il suo obiettivo principale è assicurarsi che tutti i membri della spedizione escano vivi da qualsiasi guaio in cui rischieranno di imbattersi.

Questo è dimostrato nel momento in cui, prigioniero assieme ad alcuni Athosiani e a un gruppo di militari terrestri sul vascello alveare Wraith, si offre volontario per prendere il posto dell’Athosiano che gli alieni avevano intenzione di portare alla Regina. Dopo aver ucciso quest’ultimo, essi ritorneranno proprio per il Colonnello, portandolo al cospetto della Guardiana Wraith (alla fine una Regina incaricata di proteggere tutti i Wraith ancora ibernati), la quale tenterà di estorcergli informazioni riguardanti la Terra e la sua collocazione rispetto alla Galassia di Pegaso e alle coordinate dello Stargate, ma invano; questo porterà alla morte dell’ufficiale che, sacrificandosi, impedirà ai Wraith di mettere subito le mani sul nostro pianeta e sulla Via Lattea.

Ammetto che, rispetto al personaggio di O’Neill, il colonnello Sumner a pelle non mi sia piaciuto subito – e dubito che, anche rivedendo l’episodio pilota altre volte in futuro, mi potrebbe mai piacere. Nonostante ciò, secondo me, l’elemento più significativo e veramente apprezzabile è la sua enorme forza di volontà e il fatto che abbia tentato il tutto e per tutto non solo per la sua squadra, Atlantis o la Terra, ma anche per gli Athosiani, di cui in fondo poteva anche disinteressarsi. Ha scelto deliberatamente di andare incontro alla morte per salvare tutti, il che è stato reso possibile principalmente dall’intervento tempestivo del Maggiore Sheppard e del giovane Tenente Ford, arrivati sulla nave alveare giusto in tempo per liberare i prigionieri ed evitare una morte atroce a un uomo che, forse, meritava un destino più clemente: sarà infatti Sheppard a premere il grilletto e a permettere al Colonnello di morire con dignità, piuttosto che spegnersi consumato dal lento fluire della propria essenza vitale in favore della Regina Wraith.

Nel complesso, ho trovato Atlantis una serie ben congegnata: anche se alle prime battute ammetto che mi avesse lasciata un po’ perplessa, con il procedere della storia mi ci sono appassionata molto ed è stato con enorme rammarico che ho appreso della sua cancellazione prematura dopo solo cinque stagioni e appena 100 episodi – sebbene nello stesso anno sia stata sostituita da Stargate: Universe, che non mancherò di vedere anche solo per completezza. Fortunatamente negli anni ha preso forma un universo espanso con fumetti e romanzi; la serie Legacy, ad esempio, composta da ben otto libri, si colloca dopo le vicende narrate nell’ultima stagione e, in particolare, dopo la sua 20° puntata, intitolata Enemies at the Gate, durante la quale c’è una corsa contro il tempo per evitare che una nave alveare Wraith potenziata da uno ZPM (generatori di enormi quantità di energia che gli Antichi hanno distribuito per mezza Galassia, ma questa è un’altra storia) possa annichilire definitivamente la Terra e assoggettarla al dominio Wraith.

La crescita dei personaggi, tanto nella serie quanto nei romanzi, è stata davvero ben congegnata, con alcuni protagonisti che hanno avuto la possibilità, a mio avviso, di stupire in positivo lo spettatore; anche le relazioni – di qualunque declinazione – sono poste con ingegno e attenzione, senza eccedere troppo nel banale. L’amicizia che lega i protagonisti (e di per sé tutti i membri della spedizione) è profonda, anche se non sempre presentata alla luce del sole e così evidente, così come le relazioni amorose che, inevitabilmente, ci vengono presentate – e vi assicuro che, almeno in una occasione, non mi sarei mai aspettata alcuni degli sviluppi proposti.

In conclusione mi piace pensare che la serie Stargate: Atlantis abbia trovato un giusto compimento con le integrazioni fornite nei romanzi e nelle varie opere espanse, tutte considerate canoniche all’interno dell’universo narrativo di Stargate (a differenza di quanto accade, per esempio, per Star Trek o Star Wars). Buona lettura!

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