NATALE A SHEFFIELD: UNA FANFICTION DI DOCTOR WHO (THASMIN)

VACANZE NATALIZIE
Si era instaurata la tradizione, quando ancora Graham e Ryan erano con loro, di passare da casa di tanto in tanto, per non perdere completamente il contatto con la ‘propria’ realtà e, soprattutto, la propria famiglia e i propri amici. Certo, ogni tanto qualche imprevisto accadeva anche in quelle situazioni (Yaz ricordava molto bene i ragni che erano stati trovati nelle fondamenta dell’albergo dove lavorava sua madre la volta in cui il Dottore era finalmente riuscita a portarli a Sheffield dopo aver ritrovato il TARDIS), ma ciononostante quei momenti erano importanti quanto lo era stare con il Dottore.
Ma nonostante la consapevolezza dell’importanza, per Yaz, di coltivare i rapporti con la propria famiglia, non avrebbe mai e poi mai rinunciato ad andare in giro con il Dottore, avventura dopo avventura, per quanto pericoloso fosse. Certo, poteva anche capire come mai Graham e Ryan avessero deciso di rimanere sulla Terra, dopo l’ultima volta, ma non pensava che lei sarebbe mai stata in grado di prendere quella decisione. Di lasciare tutto quello. Per lei, il Dottore era una parte importante del suo mondo, non vi avrebbe mai rinunciato. Anche se, sotto sotto, sapeva che sarebbe ben presto giunto il momento in cui sarebbe stata costretta a farlo, volente o nolente.
Si stava avvicinando il periodo natalizio e Dan aveva chiesto di essere riportato a casa in tempo per passare il Natale con la sua famiglia e con Diane, richiesta a cui il Dottore aveva acconsentito senza problemi, offrendosi di portare anche Yaz dai suoi. Non conosceva molto bene le usanze della loro famiglia in merito al Natale, ma nonostante ciò (e sebbene avrebbe gradito passare un po’ di tempo da sola con lei) aveva pensato potesse essere carino proporglielo. Sapeva benissimo, in fondo, quanto ci tenesse alla propria famiglia, e non voleva privarla in alcun modo del tempo con loro.
Yaz non aveva esitato ad accettare la proposta del Dottore, ma dopo aver lasciato Dan a Liverpool, con il TARDIS in orbita attorno alla Terra (com’era diventato costume fare di tanto in tanto quando erano solo lei e il Dottore), aveva fatto una richiesta un po’ diversa dal solito: aveva proposto alla Gallifreyana di unirsi a lei. Nonostante fosse stata presa in contropiede, l’altra donna era stata ben felice di accettare la proposta, cosa che aveva sorpreso e, allo stesso tempo, reso felice Yaz.
Certo, prima di riuscire a far atterrare il TARDIS nel solito posto, di fronte al complesso di appartamenti dove la famiglia Khan abitava, c’erano stati dei piccoli incidenti di percorso (tipo il finire nuovamente per sbaglio al Polo Nord e lo scoprire che al Dottore era sparita una sciarpa, per quanto lunga e scomoda fosse, dal proprio armadio, trovandovi al suo posto dei mandarini). Non che entrambe fossero riuscite a comprendere come mai il TARDIS le avesse portate al Polo e il perché ci fossero dei mandarini (nonostante il Dottore potesse supporre chi le avesse giocato quello scherzo nello specifico), ma quelli erano dettagli quasi del tutto trascurabili, tutto sommato.
ARRIVO A SHEFFIELD
Quando finalmente giunsero a Sheffield, all’interno del parco dove solitamente il TARDIS decideva di atterrare ogni volta che tornavano, stavano ancora ridendo dell’ultima deviazione che l’astronave le aveva costrette a prendere (erano atterrate nella Londra vittoriana, dove avevano passato il tempo a fare qualche acquisto e a vivere l’atmosfera natalizia che si respirava), con Yaz che aveva avuto anche il tempo di avvisare la famiglia che quell’anno avrebbe portato qualcuno con sé.
«Okay,» disse il Dottore, facendo le ultime verifiche prima di lasciare il TARDIS e dirigersi verso l’appartamento dei Khan, «giorno, ora e anno adesso coincidono alla perfezione. Siamo a Sheffield, il giorno è il 20 dicembre e sono le cinque del pomeriggio.»
Ad accoglierle fu niente meno che Najia Khan, la quale non era stata affatto sorpresa nello scoprire chi sarebbe stata la persona che la figlia avrebbe portato a casa quell’anno. Da tempo, infatti, sospettava che ci fosse tra le due donne qualcosa di più che una semplice amicizia, ma bastava davvero poco per rendersene conto, tant’è che persino Sonya, la sorella minore di Yaz, non ci aveva messo molto a notare l’interesse che c’era tra la sorella e la strana donna che frequentava.
«Dottore,» salutò poi, con altrettanto calore, l’altra donna, «è bello rivedersi, finalmente. Mi fa piacere che quest’anno mia figlia sia riuscita a invitarti a passare qualche giorno da noi. Per favore,» aggiunse, capendo subito dove volesse andare a parare l’altra donna, «chiamami Najia.»
Yaz tolse dall’impiccio la donna prendendola sotto braccio e accompagnandola verso il salotto, dove la sorella e la nonna erano sedute davanti alla TV, mentre Hakim era in cucina ad aiutare la moglie a sistemare le ultime cose per la cena. La tavola era già stata apparecchiata, la tovaglia aveva un allegro motivetto festivo, i piatti, le posate e i bicchieri erano posizionati creando un bel contrasto con il resto.
«Non ti aspettare qualcosa di particolare,» le spiegò Yaz, mentre si lasciavano il TARDIS alle spalle e si dirigevano verso la loro meta finale, «di solito noi facciamo qualcosa di molto semplice, tendiamo a utilizzare questi giorni per passare del tempo in famiglia.»
Scuotendo la testa e sorridendo tra sé e sé, Yaz preferì suonare il campanello, anziché aprire con le chiavi che aveva sempre con sé. In questa maniera, avrebbe dato tempo alla propria famiglia di fare gli ultimi preparativi nel breve lasso di tempo che uno di loro avrebbe impiegato per andare ad aprire la porta di ingresso.
Quando la cena fu pronta, si sedettero tutti a tavola, Yaz e il Dottore sedute l’una di fianco all’altra. La serata passò tra chiacchiere e risate e il Dottore fu contenta nel vedere Yaz a suo agio in mezzo alle persone che amava, nonostante Sonya non mancasse occasione per farle qualche scherzo, seguito dalle rimostranze della sorella maggiore e dai rimproveri poco sentiti di Najia, felice di avere la famiglia riunita per quell’occasione.
La serata fu piacevole, passò in fretta e il Dottore per la prima volta non sentì la necessità di… correre. Quando qualche giorno dopo ritornarono sul TARDIS, la prima cosa che notarono fu una sciarpa lunghissima, con colori sgargianti, drappeggiata attorno alla console, assieme a qualche mandarino. E partirono verso nuove avventure.
E voi, quale speciale natalizio di Doctor Who portate nel cuore? Fatemelo sapere nei commenti!



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